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da affaritaliani.it – Il Vaticano ammette: a San Paolo distrutti i resti

16/09/2011

san palo bambino gesù 02 420x200La battaglia del coraggioso presidente del Municipio Roma XI contro il polo ospedaliero del Bambino Gesù nell’area della Basilica si arricchisce di un colpo di scena. Sul sito web la direzione dei Musei Vaticani spiega: “L’intervento non ha reso possibile l’auspicata conservazione in loco dei resti per la maggior parte demoliti dopo i rilievi”. Il 20 nuova udienza

Venerdí 16.09.2011 12:21
di Claudio Roma

Nuovo capitolo nella battaglia tra l’XI Municipio e il Vaticano per i costruendi ambulatori dell’ospedale Bambino Gesù a San Paolo. Dopo la denuncia di violazione dei Patti Lateranensi, la violazione della Convenzione Unesco per la tutela dell’area della Basilica e le violazioni dei regolamenti urbanistici, si apre uno spiraglio per  il presidente del Municipio Andrea Catarci, impegnato in una lotta, un po’ come Davide e Golia.
Dal Vaticano, anzi dal sito web della Santa Sede arrivano le prime ammissioni. http://mv.vatican.va/1_CommonFiles/pdf/Reparti/Rep.RaccolteEpigrafiche.pdf, questo l’indirizzo sul quale è stata pubblicata una relazione della Direzione dei Musei Vaticani sulle attività della Santa Sede del 2009. In relazione alle Indagini archeologiche eseguite a San Paolo alla fine della prima pagina in particolare si legge: “L’intervento edilizio ha creato un forte impatto ambientale sull’area in origine adibita a parco e non ha reso possibile l’auspicata conservazione e valorizzazione in loco di tutti i resti archeologici, per la maggior parte demoliti dopo i rilievi e il recupero dei mosaici”.

 

Più avanti la Direzione ritrova la consueta diplomazia: “L’intervento edilizio, se da un lato ha creato un forte impatto visivo sull’ambiente circostante (Basilica, Monastero e orto di San Paolo) ed ha interrotto la visione e l’unità interpretativa d’insieme del complesso monumentale basilica-monastero altomedievale, dall’altro renderà interamente fruibile l’area archeologica all’interno di un grande ambiente sotterraneo…”.
“Come chiaramente si evince dalla relazione – spiega il presidente Catarci –  non ci può più essere il dubbio circa i danni al patrimonio archeologico e quelli al paesaggio arrecati dall’intervento
: lo stesso Vaticano li ammette candidamente”. In data 19 novembre 2010 veniva presentata un atto di denuncia querela contro il Vaticano e il 15 dicembre 2010 veniva notificata la richiesta di archiviazione. In seguito e a sostegno delle ragioni addotte nella precedente denuncia, il 23 dicembre 2010 veniva presentata dall’avvocato Vincenzo Perticaro, l’opposizione alla richiesta di archiviazione , specificando come l’archiviazione faceva riferimento ad un’errata interpretazione ed applicazione della sentenza della Corte di Cassazione del 9 aprile 2003 n° 22516, sentenza integralmente riportata dalla richiesta di archiviazione a sostegno delle ragioni addotte dal P.M.
Spiega sempre Catarci: “In realtà, è la stessa sentenza posta a sostegno dell’archiviazione che esplicitamente conferma e rafforza le argomentazioni oggetto della precedente denuncia – dice – infatti, sulla base delle ragioni addotte nell’opposizione alla richiesta di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto opportuno fissare per il giorno 20 settembre 2011 l’udienza in Camera di consiglio al fine di analizzare in maniera più approfondita questa intricata vicenda”.
L’ammissione del Vaticano verrà inserita negli atti dell’udienza del Gip fissata al prossimo 20 settembre, “e come si capisce dalla confessione– prosegue Catarci – non ci può più alcun dubbio e ora seppur sia impensabile demolire, dopo aver affermato il principio che la giustizia italiana è competente, ci si aspetta comunque di vedere chiarite le responsabilità tanto del Vaticano che di tutte quelle autorità, dai Ministri al Sindaco di Roma, che non hanno visto, non hanno voluto vedere o hanno assentito nonostante tutto. Basti pensare che il sindaco Alemanno ha inserito la nascita del complesso di San Paolo negli Stati Generali di Roma Capitale”.

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