Afghani, il capolavoro dell’Assessora Danese continua…
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Afghani, dall’Assessora Danese bugie, incapacità e omissioni

02/07/2015
tensostruttura

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Comunicato Stampa del 2 luglio 2015

Afghani, dall’Assessora Danese bugie, incapacità e omissioni

Sulla chiusura della tensostruttura per rifugiati e transitanti afghani, avvenuta per decisione unilaterale e irresponsabile del Campidoglio senza predisporre alcuna alternativa, arrivano le spiegazioni postume dell’Assessora comunale alle Politiche Sociali Danese. E sono peggio del silenzio in cui finora si era mossa, oscillando tra bugie vere e proprie, ammissione di incapacità, omissioni ed ignoranza della questione.

Non è vero che tutte le persone fragili hanno trovato adeguata e diversa collocazione. Al contrario, da settimane l’Assessorato comunale ha dato indicazione agli operatori di non accogliere più nessuno a Viale Odescalchi. Per conseguenza circa cento persone si sono riversate intorno a Piazza Vittorio; altri due gruppi hanno trovato una sistemazione di fortuna in altrettanti giardini di zona; un’altra decina di individui si è arrangiata tra i banchi del limitrofo mercato rionale; una quindicina nello scheletro di cemento abbandonato di Via Cerbara: per conferma basta chiedere all’Istituto Romano San Michele, proprietario del rudere, che li ha allontanati, o farsi un giro per il quartiere e parlare coi cittadini, da Piazza Lante a Parco Scott. E’ per questo che solo poche persone si sono presentate alla tensostruttura, chiedendo vanamente accoglienza prima di far perdere a loro volta le proprie tracce.

Non è vero che il Municipio aveva chiesto lo smontaggio della tensostruttura per la vicinanza con l’asilo aziendale, quello era un argomento che la destra locale provava a cavalcare con i consueti spunti razzisti non riuscendo comunque a alimentare tensioni sociali. Al contrario, l’Ente municipale ribadiva l’idoneità del luogo – l’Istituto Romano San Michele, la più grande Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (Ipab) di Roma – ad ospitare servizi come il Centro di prossimità. Di più, con atto ufficiale di Consiglio dell’aprile 2012 impegnava il Campidoglio a reperire idonei edifici per migliorare il servizio e chiudere il tendone. Su queste linee si dovevano muovere l’Assessora Danese e l’ex Assessora Cutini prima di lei, invece entrambe non hanno mosso un dito in tale direzione.

L’Assessora Danese ammette poi la propria incapacità quando parla dei costi della struttura, 1.017.224 euro l’anno. Se sono cifre troppo elevate – cosa che probabilmente deduce dal confronto con servizi similari – perché ci sono voluti due anni e due Assessore per accorgersene e non si è intervenuti prima a ridurre le spese? Perché non si è interrotta subito la relazione con l’Ente gestore affidando il servizio a qualcun altro, bloccando pure quella pratica degli affidi diretti che oggi, giustamente, si stigmatizza?

Infine ci sono le omissioni, o l’ignoranza. L’Assessora dimentica di dire, o non sa, che fin dal 2013 si era previsto di trasferire il Centro per transitanti all’ex scuola di via Tor Carbone, che si erano individuate le risorse per la messa in sicurezza e fatto un bando. Poi arrivano le due Assessore in sequenza, tale progettualità prima si blocca, poi viene cancellata insieme ai fondi dedicati, senza altre soluzioni. Resta la tensostruttura, sostituita dal vuoto pneumatico del presente e da qualche annuncio per il futuro.

Nel 2012 con il trasferimento a Tormarancia si era posto fine alla vergogna dell’accampamento spontaneo della Stazione Ostiense. Ora, con la chiusura inqualificabile di un’esperienza unica a Roma e in Italia rivolta ai transitanti che ha assistito oltre 11.300 persone, si lascia il vuoto, insieme a rabbia ed amarezza. Questa la realtà, non quella ‘di plastica’ servita dal Campidoglio! – dichiarazione del Presidente del Municipio Roma VIII, Andrea Catarci

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