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Sul provvisorio epilogo di “Mafia Capitale” alcune cose sono chiare…

21/07/2017

Se per accertare le responsabilità personali ci sono ancora gli appelli e sul piano storico e politico è ancora presto per un’analisi complessiva, sul provvisorio epilogo di ‘Mafia Capitale’ alcune cose sono però chiare:

1) una banda di ‘neri’, insieme ad un capo-coop, ha fatto man bassa di fondi pubblici ed ha elargito prebende ad personam in cambio, entrando ed uscendo dalle stanze del Campidoglio dell’era Alemanno, intessendo una ragnatela di interessi e relazioni con politici e dirigenti, fungendo da snodo di un vero e proprio sottogoverno clientelar-criminale;

2) una Procura in vena di protagonismi ha pensato che si trattasse di un’organizzazione a carattere mafioso ed ha costruito un impianto accusatorio basandosi sul 41 bis, in una tesi – smentita dalla sentenza odierna – tanto scolastica quanto inverosimile fin dall’inizio: siccome c’è il mondo di sopra con pezzi di economia, politica ed amministrazione, insieme al mondo di sotto con neofascisti, criminali da strada, spezzapollici e mazzieri di professione, non può che trattarsi di mafia e, siccome siamo nella Capitale, di mafia della peggior specie, di Mafia Capitale;

3) un’informazione sensibile al fascino della Procura romana, sempre descritta come covo di Giusti, ha immediatamente trasformato l’inchiesta ‘Terra di mezzo’ proprio in Mafia Capitale ed ha utilizzato fiumi di inchiostro per riportare stralci di indagini miste ad intercettazioni dirette ed indirette ed a chiacchiere da bar di ogni genere, in un tiro al piccione sempre più esteso che ha gettato in un unico minestrone immangiabile la politica e l’amministrazione della città;

4) un pezzo grande ed importante della città, il Municipio Roma X, quello con il mare, quello legato da anni nelle cronache giudiziarie a nomi di famiglie note che si contendono materialmente e militarmente la gestione di interessi e territorio, è stato azzerato nella propria dimensione democratica, sciolto per mafia e poi affidato alla gestione commissariale fin da agosto 2015, per due lunghi anni, per decisione perlomeno ‘atipica’ ed avventata del Ministro Alfano e del Governo Renzi: atipica, perchè si è trattato il Municipio alla stregua di un Comune e lo si è sciolto isolandolo dal resto della struttura politico-amministrativa della città, considerandolo autonomo di fatto; affrettata, perchè a giudicare dalle condanne emesse, come quella di 5 anni inflitta all’allora Presidente di Municipio Tassone – che come le altre deve peraltro passare al vaglio dell’appello -, non sembrano emergere tutte queste differenze tra la sfera istituzionale del Litorale e quella capitolina presa per intero.

Roma è stata la prima vittima di un gioco al massacro, con il risultato che ai problemi veri – sociali, politici ed etico-morali – ed ai limiti – oggettivi e soggettivi – della sfera pubblica, si è aggiunto un dilagante qualunquismo, forcaiolo, distruttivo e irresponsabile, che l’ha permeata dal centro alle periferie storiche ed anulari
Per questo Roma ha bisogno di rinascere, subito, sulle ceneri di questo disastro combinato da diversi attori e su cui tanti avvoltoi hanno basato le proprie fortune, personali e politiche

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