La questione istituzionale: portare i Municipi a diventare Comuni metropolitani

I Municipi, pur scontando sempre la diffidenza del Campidoglio, il personale e i bilanci clamorosamente insufficienti, la negata autonomia patrimoniale, si sono man mano consolidati come l’ossatura della macchina amministrativa capitolina, per il rapporto diretto con la cittadinanza e la capacità di problem solving. In anni di impegno, di costruzione di identità e di comunità, talvolta di partecipazione e autogoverno insieme al tessuto sociale ed associativo, hanno contribuito a rinvigorire i legami nei quartieri e tra i quartieri. Si è dimostrato nei fatti come l’utilizzo delle risorse, sia economiche che umane, diventi più fruttuoso se regolamentato a livello decentrato. Si è evidenziato come Roma non possa essere amministrata solo dal Campidoglio ma abbia bisogno di una pluralità di luoghi: per una questione democratica e per una questione di efficacia ed efficienza.

Nel nuovo contesto istituzionale determinato dalla nascita della Città Metropolitana va articolato il processo che porta alla trasformazione dei Municipi in Comuni metropolitani, con un compiuto e reale decentramento in materia di manutenzione e decoro urbano, gestione del verde, lavori pubblici, urbanistica, patrimonio, politiche scolastiche, politiche del commercio, politiche del personale, politiche di sostegno al lavoro e all’imprenditoria, politiche sociali, giovanili, culturali e sportive, polizia municipale. In una fase intermedia, visto che tale processo non è pensabile né auspicabile senza un momento preparatorio, vi sono alcune questioni sostanziali da mettere a tema:

  1. risorse economiche ed umane da riequilibrare, rafforzando i Municipi con maggior personale e maggiori risorse, da reperire negli Assessorati centrali.
  2. Introduzione progressiva di pezzi di autonomia finanziaria, realizzando entrate da reinvestire in ammodernamento urbano e progetti sociali.
  3. Introduzione progressiva di pezzi di gestione patrimoniale, iniziando dalle aree agricole e da spazi socio-culturali, a scopo di valorizzazione sociale.
  4. Relazione diretta dei Municipi con le aziende di servizi a livello contrattuale, per definire le necessità locali, gli standard, i controlli sulla qualità dei servizi resi e la previsione di risarcimenti per inadempienze.
  5. Previsione di meccanismi partecipativi negli Enti municipali, con rilievo particolare alla valutazione dei servivi pubblici ed agli aspetti delle trasformazioni urbane.
  6. Parere più forte di quello attuale – consultivo – in tema di trasformazioni urbanistiche di rilevanza cittadina ricadenti nel territorio di riferimento.
  7. Ripresa/sviluppo/avvio di progetti individuati come priorità con impatto sulla gestione del territorio e sull’economia.
  8. Ripresa/sviluppo/avvio di progetti individuati come priorità con impatto sulle questioni sociali e dell’accoglienza.

Vi è, infine, uno sforzo da fare sul terreno della rendicontazione pubblica  e della trasparenza dell’Ente municipale, anche per dare risposte significative – e non emozionali né effimere – allo tsunami delle inchieste giudiziarie sintetizzate nell’espressione Mafia Capitale sia sul piano organizzativo interno che nelle relazioni con i soggetti terzi. Su questi temi si intende rinnovare l’impegno già profuso.