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Vince l’autocrazia di Renzi, al Brancaccio non ci saremo

18/01/2016

LOCANDINA evento 23.1Comunicato del 18 gennaio 2016

Vince l’autocrazia di Renzi, al Brancaccio non ci saremo

 

“La candidatura di Roberto Giachetti decisa lontano dalla città, dalle sue sofferenze e pulsioni, è l’ennesimo atto autoritario voluto da Renzi contro Roma, nella duplice veste di leader di governo e PD.”

“Prima, nel commissariare lo stesso PD romano a seguito dello tsunami di Mafia Capitale, Renzi ha di fatto imposto anche il commissariamento delle Istituzioni capitoline, con la cacciata di Sel dalla Giunta e l’ingresso di improbabili Assessori come il provocatore Esposito. Poi, nell’ordinare ai suoi eletti di sciogliere per via notarile l’ex Giunta Marino, ha assecondato le richieste degli ambienti vaticani alla vigilia del Giubileo ed ha espresso la sua indifferenza per la sostanza e le forme della democrazia. Infine, per evitare ogni dialogo tra società civile e pezzi di politica, per scongiurare quel confronto nel centro sinistra che considera un rischio, per allontanare la possibilità di riempire di sostanza e personalità esterne alle burocrazie la proposta alla città – magari rinunciando pure a simboli partitici come auspicato da molti, per costruire una lista civica e offrire un progetto ambizioso di governo – ha chiuso la porta e la partita, incoronando Giachetti e ribadendo di essere solo lui a decidere. Ciò alla vigilia dell’iniziativa al Teatro Brancaccio, promossa dai Presidenti dei Municipi in sintonia con il centro sinistra regionale proprio per dare aria all’ipotesi di coalizione, sociale e culturale prima ancora che politica. Tutto legittimo, ma appunto all’insegna di cesarismo e ‘partito della nazione’ a cui ci opponiamo come tratti scadenti della nostra attuale democrazia. Tutto legittimo, compresa quella pretesa di autosufficienza con cui Renzi si assume – verso una Roma già piegata da crisi, declini, malaffare, cattiva amministrazione, tagli a risorse e ostilità del governo nazionale – la gravosa responsabilità di affossare sul nascere ogni opzione progressista articolata e di lasciare campo libero a destre e populismo pentastellato.”

“Lo schema renziano all’insegna dell’autocrazia è imposto a tutte le sfere territoriali del PD. Infatti, mentre i dissidenti romani si limitano a preparare qualche candidatura subalterna in Primarie addomesticate, il Presidente Zingaretti risponde ‘obbedisco’ senza se e senza ma all’investitura dell’uomo solo al comando. Va ribadito, peraltro, che il tema non è Roberto Giachetti ma l’idea malsana che sacrifica la specificità romana alle logiche fiorentine e nazionali.”

“Il duplice colpo assestato in sequenza da Renzi e Zingaretti vanifica le prove di dialogo plurale incoraggiate dai Presidenti dei Municipi, togliendo senso e prospettiva all’iniziativa #perRoma del 23 gennaio. Di più, la stessa #perRoma rischia di ingenerare spiacevoli equivoci nel confronto con le forze sociali, culturali, sindacali, economiche, civiche, di movimento, della cooperazione e del volontariato, alimentando l’idea illusoria che sulle ceneri del centro sinistra possa comunque rinascere a Roma una ipotesi unitaria, permeabile, convincente e condivisibile. Non ci sono spazi perché ciò accada ed è dunque corretto che ognuno dei progetti in campo – noi intorno a Stefano Fassina e accarezzando l’idea di una lista civica, gli esponenti Pd intorno a Roberto Giachetti ed alle loro primarie –  trovi i suoi momenti ed i suoi canali di scambio e contaminazione con la città. Per questo, con rammarico, ringraziando affettuosamente gli altri Presidenti di Municipio e tutte le persone che  hanno condiviso il generoso sforzo #perRoma – prezioso elemento di lavoro di squadra, responsabilità sociale, cultura e protagonismo politico -, il 23 gennaio al Brancaccio non ci saremo.” – Dichiarazione  di Andrea Catarci, Presidente Municipio Roma VIII e Susi Fantino, Presidente Municipio Roma VII

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