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In risposta ad HuffPost Italia su alcune difficoltà incontrate presso gli uffici anagrafici di Roma

Roma e la sfida del decentramento

19/03/2024

Decentrare nel 2024, ovvero riformare l’amministrazione romana valorizzando i municipi

Cenni storici sul decentramento a Roma

Il decentramento infracomunale ha una lunga storia iniziata nel 1966 e passata attraverso le
delegazioni, i consigli circoscrizionali, gli Enti municipali con elezione diretta del presidente. Con la
legge 278/1976 si è data una prima sistemazione organica alla disciplina, puntando ad avvicinare i
servizi ai cittadini, dare uno sbocco alle istanze dei comitati di quartiere e di borgata, trovare un nuovo
canale di scambio e comunicazione tra persone e istituzioni. L’obiettivo era costruire strumenti e canali
per valorizzare la spinta popolare, con la cautela a non replicare, in miniatura, gli assetti comunali e a
non burocratizzare troppo. Ancora non si pensava a organi di governo locale veri e propri: è
un’aspirazione – e a giudizio di chi scrive una necessità – che si affaccia successivamente, quando la
popolazione e la morfologia urbana si trasformano in profondità e i municipi diventano grandi come
comuni capoluoghi ma con poteri dimezzati.
Con Alemanno nel 2013 e con la Raggi nel quinquennio 2016-2021 il percorso ha subito una doppia
battuta d’arresto: nel primo caso le destre hanno avuto l’infelice idea di concludere la loro fallimentare
esperienza di governo capitolino riducendo municipi già grandi da 19 a 15, con il risultato che le nuove
creazioni per accorpamento, gli attuali Municipi I, II, V e VII, pagano ancora oggi fusioni a freddo dettate
solo da calcoli elettorali. Nel secondo caso per volontà centrale i municipi sono stati ridotti a semplici
casse di risonanza delle politiche comunali, privi di iniziative e di connessioni con la società civile,
anonimi al punto che le uniche presidenze e giunte di cui si è parlato sono state quelle entrate in crisi
prima del tempo, nei Municipi VIII, III, XI, IV e VII. Sono sembrati lontani anni luce i tempi in cui i
rappresentanti locali reclamavano un protagonismo maggiore, talvolta anche in contrasto con il
Campidoglio e i partiti di riferimento, mettendosi a presidiare politicamente lo stato di salute dei loro
quartieri, quale avamposto combattivo, civile e democratico delle comunità locali. Pertanto, nelle
tornate elettorali seguenti, le compagini di destra e grillina non hanno vinto in nessun Municipio.
Da una parte serve continuità con la parabola lunga del decentramento, cercando aggiustamenti e
soluzioni nel solco di idee e sperimentazioni prodotte da tale tradizione; dall’altra è urgente
un’inversione di rotta rispetto alle secche in cui alcune scelte scellerate lo hanno portato: il Sindaco
Gualtieri lo sa e ha sottolineato l’importanza di un processo reale di rafforzamento e valorizzazione dei
Municipi, attento agli equilibri e al funzionamento complessivo della macchina capitolina, fin dalla
formazione della Giunta Capitolina, volendo una delega ad hoc che mancava da parecchio tempo, nella
convinzione che il municipalismo sia una frontiera democratica, oltre che l’unica possibilità realistica
di dare un’amministrazione efficiente a un territorio enorme come quello della Capitale.

Cosa significa decentrare nel 2024

Il termine in sé, decentramento, rimanda al passaggio di funzioni dal centro ai territori e, inteso in senso
meccanicistico, rischia di prestarsi a fraintendimenti e banalizzazioni ma, soprattutto, di produrre il
contrario del risultato atteso. Capita, infatti, che in una congiuntura interna a Roma Capitale con il
minimo storico di personale in servizio – con una carenza organica complessiva del 30%, presente sia
nelle strutture centrali che in quelle territoriali – e in un quadro nazionale in cui i bilanci comunali sono
stritolati spesso e volentieri da scelte economiche che li utilizzano per tagliare il welfare, quando non
per pura propaganda, le risorse umane ed economiche che devono necessariamente accompagnare le
migrazioni di nuovi compiti verso i municipi siano così poche da non fornire adeguata strumentazione e
spinta alle realtà locali. La tentazione di passare comunque le competenze ai territori, per liberarsene
al centro, è distruttiva per tutti: per i municipi si moltiplicano esponenzialmente le difficoltà mentre il
Campidoglio è comunque chiamato a rispondere ai cittadini delle inadempienze gestionali.
Decentrare nel 2024, dunque, è solo in parte un moto unidirezionale. Lo abbiamo fatto trasferendo ai
municipi la manutenzione delle aree verdi inferiori a 20.000 mq, con la suddivisione delle (scarse)
risorse economiche presenti nei relativi capitoli di spesa dell’Assessorato all’Ambiente in proporzione
ai metri quadri di verde e senza potenziamento di personale, che non c’era. In totale, il decentramento
ha riguardato 1.100 aree per un’estensione di oltre 4,4 milioni di metri quadri complessivi e circa 9
milioni di euro. I risultati sono contraddittori: buoni in alcuni casi, in altri i municipi hanno richiesto
maggiori risorse e talvolta il ritorno all’assetto precedente.
Su varie tematiche sarà possibile concordare altri “viaggi” di competenze, ma la condizione per farli è
poter mettere tutte le strutture nelle condizioni di svolgere meglio di prima il proprio ruolo in un’ottica
unitaria e assicurare alla cittadinanza servizi migliori. Fuori da abbagli ideologici, con l’accordo del
municipio cedente si è anche optato per un importante ri-accentramento, su un tema complesso e
sensibile come la gestione del Litorale di Ostia, su cui si sono consumate tante difficoltà e vicende
giudiziarie: si è concordata l’abrogazione dell’art. 13 del Regolamento speciale del decentramento del
Municipio Roma X (delib.A.C.n.18/2011) e si è previsto un impegno congiunto con la costituzione di una
cabina di regia coordinata dal Sindaco e con Presidente della Regione Lazio, Presidente del Municipio
Roma X, Demanio e Capitaneria di Porto.

E’ indispensabile rendere più chiara e funzionale la suddivisione di compiti e responsabilità tra
dipartimenti e strutture municipali, incrementando gradualmente le materie delegate in una
razionalizzazione complessiva della macchina politico-amministrativa che è determinante sia per una
miglior relazione con cittadinanza e stakeholders che per il perseguimento degli obiettivi strategici della
giunta Gualtieri: nuova linfa allo sviluppo coinvolgendo tutte le energie cittadine e utilizzando i grandi
eventi, riduzione delle esplosive disuguaglianze economiche, riscoperta della centralità di quelle
periferie che nella versione contemporanea – cioè i territori oltre il GRA e quelli tra esso e l’anello
ferroviario – in gran parte sono la città, realizzazione di servizi di prossimità nell’ottica della città dei 15
minuti per contrastare le disuguaglianze socio-spaziali, rafforzamento di digitalizzazione e di asset
strategici come trasporti, rifiuti, personale.
Questo è il presente, mentre peril futuro lo sguardo lungo non va distolto dal modello dei comuni urbani,
che rappresentano un orizzonte raggiungibile a seguito di un consistente irrobustimento degli enti di
prossimità e dello status di Roma Capitale. Qui il discorso si allarga e si fa più complesso, in quanto la
valorizzazione dei territori, per essere progressiva e non mera suddivisione di briciole, ha appunto
bisogno di esorbitare dalla dimensione interna e di arricchirsi di una reale sinergia con la Città
Metropolitana, dentro una drastica modifica dei rapporti con il governo nazionale all’insegna di un
maggior sostegno economico e del riconoscimento di specifiche deleghe sul terreno normativo

Il fare e la condivisione al centro dei percorsi di riforma amministrativa


Dal 2022 è in atto un’intensa collaborazione tra le strutture centrali e territoriali, a ogni livello,
sull’attività ordinaria come su occasioni straordinarie. In ottica di coordinamento, impulso e
monitoraggio dell’azione amministrativa si svolgono riunioni a cadenza mensile sulle questioni di
maggiore interesse e attualità, mercati e commercio su aree pubbliche, servizio Oepac, modello
organizzativo-funzionale di protezione civile, bonus energia elettrica, rilascio dei permessi di costruire
fino a 3.000 mc, strade private aperte a pubblico transito, centri e impianti sportivi, palestre popolari,
attività culturali, modifiche ai confini dei Municipi Roma IV-V-VI nel quartiere “La Rustica” e molto altro.
I municipi sono pienamente coinvolti nei progetti di trasformazione della città in attuazione ai Piani
Urbani Integrati e ai Pinqua per la Qualità dell’Abitare nei quartieri di Tor Bella Monaca, Corviale,
Primavalle, Ostiense, Santa Maria della Pietà, nonché nella realizzazione dei 15 progetti dei 15 minuti in
ambiti geografici da essi individuati; inoltre, hanno assunto un ruolo attivo relativamente ad altri
importanti progetti come quelli sul potenziamento del sistema idrico, sulla realizzazione di asili e scuole
dell’infanzia fuori dal GRA e di 9 Poli Civici culturali polivalenti di cui 8 lontani dal centro nonché sulla
progettazione delle nuove linee tranviarie infraquartiere, sulla localizzazione delle case e degli ospedali
di comunità in ambito sanitario, sull’individuazione degli istituti per i quali intervenire con i fondi del
Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’edilizia scolastica e l’efficientamento energetico; infine, stanno
indirizzando le scelte per le opere civili previste nel Giubileo 2025 sul tema Giubileo e Identità locali.
Il protagonismo dei municipi e la loro partecipazione al governo della città ha vissuto un momento
importante con la conclusione dei lavori dell’Osservatorio sul decentramento: sono i 6 presidenti e i 6
direttori municipali che lo compongono che hanno licenziato la proposta di revisione del nuovo
Regolamento del decentramento, attualmente all’attenzione della Consulta dei presidenti dei municipi,
con cui si punta a sostituire quello in vigore dal 1999, vecchio di 25 anni.


Nel testo provvisorio ci sono significative novità: ad esempio, vengono normate le relazioni con le
aziende pubbliche prevedendo un’azione di indirizzo e controllo dei municipi, attraverso Conferenze
Istituzionali Territoriali; sono introdotte conferenze periodiche anche con la Polizia locale, denominate
Tavoli istituzionali di confronto; è previsto un ruolo attivo e decisionale dei Municipi in fase di formazione
del bilancio, in un confronto reale con l’assessorato capitolino competente per potenziare l’autonomia
finanziaria; si promuove la gestione decentrata di parte del patrimonio pubblico, a partire da beni
utilizzabili a fini sociali e culturali, aree agricole e spazi dismessi; si incentivano le collaborazioni con i
comuni confinanti in particolare sul terreno sociale e culturale; viene stimolata l’elaborazione e la
realizzazione di piani per incrementare i servizi di prossimità, per cui si istituiscono deleghe di tipo
straordinario; e, ancora, vi sono forme inedite di partecipazione sui Beni Comuni e le Comunità
energetiche rinnovabili e la possibilità di dotarsi del Catasto del verde, dell’Albo delle Botteghe storiche,
di celebrare e sciogliere le unioni civili.


Sono innovazioni di approccio più che su singoli campi di intervento che hanno come obiettivo
principale quello di rendere i municipi sempre più protagonisti. Sempre con questo obiettivo sono nate
una serie di iniziative che hanno visto i municipi come attori principali, tra i quali: il progetto di
incentivazione delle Comunità energetiche rinnovabili, la promozione e valorizzazione di beni storici e
archeologici dei territori poco conosciuti con i Musei diffusi, la valorizzazione di esperienze di reti
solidali e di servizio come i Poli civici integrati di mutualismo sociale e i Patti educativi di comunità.
Nonostante gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti l’assenza di una legge organica sui poteri di Roma
Capitale rende il processo meno semplice. Come ha ricordato il Sindaco Gualtieri “Roma è patrimonio
di tutto il Paese e ha necessità di regole e risorse adeguate, più funzionali al ruolo che svolge, fuori da
ogni retorica di “poteri speciali” ma dentro una rigorosa logica di maggiore efficienza ed efficacia degli
strumenti di governo. Ciò deve avvenire anche attraverso forme di più adeguato decentramento che
valorizzi il ruolo dei Municipi”.

Roma la sua parte la sta facendo e non deve essere lasciata sola come è
avvenuto già troppe volte in passato. Nel presente, il confronto con le omologhe capitali europee è
sconcertante. Basti pensare alla legge che istituisce la “Grand Paris” in Francia e che oltre a
finanziamenti consistenti ha come corollario la nomina di un sottosegretario di Stato ad hoc per Parigi;
alla struttura di città-Land che consente a Berlino di attingere abbondantemente a fondi federali e di
avere 4 voti nel Bundesrat; al GLA – Greater London Authority Act che comporta per Londra un flusso
costante di imponenti trasferimenti statali. Roma deve colmare tale evidente gap e godere di uno status
simile alle altre metropoli continentali, altrimenti neanche i futuri comuni urbani che la comporranno
potranno portare in dote un vero salto di qualità.

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